giovedì 10 maggio 2012

Porto Marghera, Le origini - Libro disponibile solo su carta


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Copertina e retro-copertina

Dalla Premessa

Già dopo la caduta della Repubblica, sotto la dominazione napoleonica prima e austriaca poi, si iniziò a intravedere come gli interessi di Venezia fossero sempre più protesi verso la terraferma e la valle padana.


Una prima conferma di questo processo fu la costruzione nel 1846 del nuovo ponte ferroviario translagunare, che sancì il passaggio del baricentro della città
 dall'asse S. Marco-Rialto 
a quello Rialto-S. Lucia.


Sulla stessa linea di tendenza fu la nascita 
della stazione marittima (1880), alle spalle del centro storico 
e in stretto rapporto con lo scalo ferroviario.
Divenuto ben presto necessario 
l'ampliamento della "marittima" 
si sviluppò un ampio dibattito dal quale emerse 
già nel 1902, ad opera di Luciano Petit,
 l'idea rivoluzionaria e decisiva 
per l'avvenire della città, 
di un nuovo porto in terraferma.




Dalla Lettera-introduzione di Giuseppe Volpi al direttore di "Le Tre Venezie"


… Ho sovente occasione di persone che si felicitano per il rapido incremento di "Porto Marghera"; poco più di dieci anni or sono era, infatti, una palude infestata dalla malaria. (…)
In piena guerra (...) quasi a sfida del nemico vicino e sicuri della vittoria, in pochi, abbiamo voluto superare le riluttanze e porre i fatti compiuti a testimoniare delle nostre convinzioni; altri dirà perché il nostro gesto fu meritorio: io di nuovo affermo che fu tempestivo e logico. (…)
Io mi vanto di appartenere a quei veneziani che possono a volte apparire troppo rigidi nella conservazione della nostra Città, quale ci fu affidata dai nostri maggiori; ma era facile prevedere che anche Venezia doveva uniformarsi alla vita di oggi, e che perciò ogni stabilimento creato in essa, ogni attività mercantile realizzata nell'ambito delle antiche isole sarebbero andati a scapito dei pochi spazi liberi ancora esistenti, dei polmoni ristretti coi quali ancora respira: bisognava andare ai limiti della terraferma, in acque quiete, in distesa pianura, con una magnifica rete di strade e di binari ferroviari alle spalle, con canali fluviali di facile accesso, col ponte sulla laguna allargato ad unire le due sezioni portuali di Porto Marghera e della Marittima; e questa era la logicità.
La febbre costruttiva del dopoguerra ci aiutò; il Fascismo rinnovatore creò quella atmosfera di fiducia e di lavoro che tutti riconoscono, e le iniziative si moltiplicarono. (…)
E' Porto Marghera l'avvenire mercantile sicuro di Venezia; è la sua più grande difesa per l'incolumità artistica delle antiche isole che tanto amiamo. (…)

Giuseppe Volpi, Palazzo San Beneto - Venezia, 24 maggio 1932



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